Eracle, Ercole tra i romani, è l’eroe classico per eccellenza, e il più conosciuto a livello popolare, apparendo in numerosi monumenti, edifici o immagini come lo stemma dell’Andalusia, e nei media nella mano della Disney, il peplum italiano degli anni 60 e 70, il primo film (molto brutto, tra l’altro) di un Arnold Schwarzenegger recentemente arrivato negli USA dall’Austria o la serie televisiva degli anni 90.
La figura di Ercole rappresenta l’essere umano con le sue virtù e i suoi difetti, ma portato all’eccesso. Inseguito dagli stessi dei, ammirato e temuto allo stesso tempo, la sua origine divina si rivela nella sua enorme forza, ma per il resto è profondamente umano, con i suoi errori, le sue cadute e le sue disgrazie, che supera fino a salire sull’Olimpo e raggiungere l’immortalità.
Eracle nacque dall’unione di una mortale, Alcmene, e Zeus, il re dell’Olimpo, per cui il dio assunse l’aspetto del marito. Zeus fece in modo che il neonato fosse allattato da sua moglie Era; mentre la dea dormiva, Zeus portò Eracle al seno, e dalla forza della suzione del bambino un getto di latte sfuggì nel cielo, la Via Lattea, la nostra Galassia (galaktos = latte in greco), che possiamo contemplare in cieli limpidi senza la luna (e senza inquinamento luminoso).
Già da piccolo, Eracle comincerà ad affrontare numerose prove, e ancora bambino strangola due serpenti che si erano avvicinati alla sua culla, mandati dalla gelosa Era. Il saggio centauro Chirone, maestro di altri eroi, sarà incaricato della sua educazione.
Ma le prove più importanti che Herakles dovrà affrontare sono le dodici fatiche, che compirà al servizio del re Euristeo, in espiazione di un terribile crimine commesso contro sua moglie e i suoi figli, che furono uccisi dal semidio in un attacco di follia provocato da Era.
La prima delle sue fatiche fu quella di uccidere il leone di Nemea, con la cui pelle impenetrabile si coprirà le spalle e la testa.
Il secondo sarà l’idra a più teste di Lerna.
Il terzo, la cerva veloce di Cerinea, impossibile da catturare e che lui catturerà vivo, così come il cinghiale di Erimanto.
Nella quinta opera uccise gli uccelli dello Stimpalo e nella sesta catturò il toro di Creta, il padre del Minotauro.
Herakles userà il suo ingegno e la sua forza per risolvere compiti impossibili, come la pulizia delle stalle di Augean, per la quale ha deviato un fiume.
O il furto delle cavalle mangiatrici di persone di Diomede.
I seguenti sono furti:
Quella della cintura magica di Ippolita, regina delle Amazzoni;
Quello del bestiame del gigante Geryon dell’isola Eritrea, identificato con Cadice;
e il furto delle mele del giardino delle Esperidi.
Nell’ultima opera scende negli Inferi per rapire il canino Cerbero, il cane a tre teste che era il guardiano delle porte dell’Ade, il regno dei morti.
Queste dodici fatiche comprendono molteplici interpretazioni, da quelle cosmologiche e astrologiche, relative al passaggio del sole attraverso i dodici segni zodiacali, a quelle che si riferiscono all’essere umano, alle prove che possiamo affrontare nella nostra vita, al nostro sviluppo interiore e al risveglio spirituale.
In breve, questo simbolo è ancora valido oggi, poiché rappresenta tutti noi, con le nostre debolezze e la nostra grandezza, con la nostra ansia di superarci e di raggiungere la vittoria su noi stessi.
La sua rappresentazione nell’arte è stata molto prolifica, soprattutto la sua figura corporea e le sue opere, che erano già diffuse in epoca greco-romana.
Ecco alcune delle ricreazioni che troverete nel nostro negozio: